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Pagine Toti

“Pensiamo al limite del sogno e del pensiero di una scrittura al di là della scrittura”. I visitatori continuano a spingere creando un vuoto pneumatico tra me e il desiderio di cogliere l’evento nella sua interezza,di catturare tutto nell’ordine stabilito. Si fa largo allora l’idea di dare spazio,pagina per pagina, ai frammenti di “un pensiero che è in fondo alle dita,in fondo alla mano del pensiero che pesa le cose” … continua >

PAGINE  TOTI.
Applausi su fondo bianco. Videoritratto.
Ottobre 2005. Spazio Oberdan. Milano.

Toti
Pagine Toti

In mezzo alla folla dei visitatori del Festival “Invideo”. continuano a risuonare le domande:”  Ma chi siamo?Di che cosa abbiamo bisogno? Come pensiamo? Cortaza,grande amico dello zio Toti, Borges, Chechevara e il senso di una battaglia che non può essere la scrittura se non quando essa diventa “facitura di ciò che prima non è”. Poieo. “Pensiamo al limite del sogno e del pensiero di una scrittura al di là della scrittura”. I visitatori continuano a spingere creando un vuoto pneumatico tra me e il desiderio di cogliere l’evento nella sua interezza,di catturare tutto nell’ordine stabilito. Si fa largo allora l’idea di dare spazio,pagina per pagina, ai frammenti di “un pensiero che è in fondo alle dita,in fondo alla mano del pensiero che pesa le cose”. Zio definisce i suoi libri una lotta contro la letteratura. E ancora :”Chi siamo? Come pensiamo? “. In mezzo a quella calca mi sfugge la telecamera che va a zoommare  sulla maglia bianca di un visitatore. Bianco e applausi. La visibilità è scarsa e riesco a cogliere solo pochi dettagli della sua persona,tra i corpi della gente che cerca di farsi vicina per sentire meglio. Lo zio ormai parla con un filo di voce, e dalla sua bocca affiora quel nero abisso su cui ha collocato il suo pensatore. Uno scheletro. Ma come pensiamo?Proiezione.Il suo ultimo video. Lo  scheletro nella posizione del pensatore di Rodin guarda, fluttuando seduto in un nero spazio cosmico,una proiezione degli affreschi di Buonamico Buffalmacco.”Ne pas”e lo scheletro inizia a muoversi. Diavolo e  scheletro danzano. “La fine del trionfo della fine”.”Nessuna speranza nessuna paura .E’ finita la regivoluzione”. Ma di che cosa abbiamo bisogno?Continua a ripetere.”Noi abbiamo più bisogno dei Chechevara del linguaggio e delle rivoluzioni che di tutti i letterati,”ideasti”,”videasti”,cineasti delle rivoluzioni. L’uso della telecamera come appendice del corpo, come prolungamento della mano che pensa, cosa crea,mi chiedo. Frammenti di idee impaginate nel sostrato ontologico della realtà fenomenica. Immagini. Per lo zio Toti  parole e immagini come un campo di battaglia in cui si scontrano ideologia e umanità,realtà virtuale e realtà fisica, pensiero e azione. Una storia lunga secoli e  costruita sul gioco delle antinomie. C’è chi ha detto che” la vita dell’intellettuale è innanzitutto conflitto e dissenso”.(ma alla fine cosa rimane?) La mano rimane ancorata al bastone che ormai usa da anni,non ne vuole sapere di lasciarlo,neanche quando lo invitano a sedersi su una comoda poltrona per le riprese televisive. E’ l’ultimo atto ed io sono lontana, non ho avuto la forza di farmi largo tra quella massa informe tutta occhi e orecchie che tenta di dare un ordine logico a immagini e parole.”Sappiamo scientificamente che esistono infiniti universi”conclude.  Succede regolarmente che quando leggo  sottolineo e scrivo appunti ai margini dei libri.   Talvolta,lo confesso,anche sopra al testo. Non manca  mai la penna in mezzo ai libri che sto leggendo. Pagine che riscrivo zoommando su un particolare o più particolari che diventano il significante di quella pagina,un frammento che parla di tutto un mondo. Cala il buio sul resto.

Barbara Vistarini.